
Bruna Esposito. Con questi chiari di luna - Madre, Via Settembrini, 79 - Napoli
Mostra
in corso dal 29 ottobre 2022 al 30 gennaio 2023
Il Madre presenta una mostra personale con più di 40 opere realizzate da Bruna Esposito (Roma, 1960) negli ultimi vent’anni.
Comunicato stampa della Mostra Bruna Esposito. Con questi chiari di luna
Con questi chiari di luna presenta una selezione di più di 40 opere realizzate da
Bruna Esposito (Roma, 1960) negli ultimi vent’anni, tra cui Paesaggio
mediterraneo – evoluzione dell’opera Paesaggio, del 2012, pensata
appositamente per il Madre e presentata nel cortile del museo.
Il titolo dell’esposizione, Con questi chiari di luna, denuncia l’interesse di
Esposito per i detti popolari, confermato tra l’altro dai titoli dei lavori in
mostra, nelle cui metafore spesso naturalistiche si stratifica una saggezza
arcaica. Il carattere colloquiale che li caratterizza rivela un senso di familiarità:
tramandate di generazione in generazione, le espressioni proverbiali entrano a
far parte di quel lessico familiare su cui si costruisce l’identità individuale. È
proprio il titolo scelto, dunque, ad offrire una chiave di lettura per
l’esposizione, che rappresenta un simbolico ritorno dell’artista a Napoli, città in
cui affonda le proprie radici familiari e, in quanto tale, saldo punto di
riferimento identitario. Gli accenni all’infanzia che ricorrono in mostra
dialogano dunque con una dimensione intima e affettiva che riemerge nel
ricordo personale. Allo stesso tempo, nello spazio condiviso della collettività,
questo stesso insieme di tradizioni popolari definisce un luogo ideale per
riaffermare l'urgenza di un senso di appartenenza comunitario. I sottointesi del
linguaggio figurato diventano celebrazioni di una memoria comune densa di
significati impliciti; è attraverso la condivisione di questi riferimenti che si
esprimono i legami di appartenenza più arcaici e durevoli.
Pur nei caratteri di unicità che caratterizzano la produzione di Esposito,
naturalmente refrattaria alle classificazioni, fra le trame dei lavori in mostra è
possibile leggere la sensibilità militante dell’artista, il cui utilizzo di materiali
organici e di scarto si afferma come segno di una precisa presa di posizione
ambientalista. Nelle sue parole: “la sensibilità ecologica può avere un impatto
simile alla religione se si considera che è fatta di piccoli gesti e di piccole scelte
quotidiane. È una forma di auto-guarigione, una specie di credo”. Risultato di
un procedimento spesso intuitivo, l’accostamento fra elementi organici e
oggetti domestici deriva in composizioni essenziali impreziosite da un rigoroso
equilibrio formale. Leggerezza e pesantezza, raffinatezza e rusticità, oscurità e
luce si contrappongono in un esercizio di compensazione millimetrica. La
tensione fra gli opposti rivela la necessità di ripensare le relazioni fra gli oggetti
del mondo, nel tentativo di produrre un nuovo “equilibrio instabile”, non privo
di accenti ironici. La ricorrenza di materiali ed interessi nelle opere di Esposito
rivela una pratica artistica consistente ed impegnata, declinata in una
dimensione, insieme etica ed estetica, di precisione delicata, il cui esito è una
silenziosa densità poetica.
Approfondimenti sulle opere in mostra
Oltremare
L’immagine di una bandiera bianca capovolta, sommersa dalle acque, apre il
percorso espositivo. Svuotata del contenuto semantico che le è proprio, la
bandiera suggerisce un’utopica realtà priva di frontiere o, piuttosto, la
dissoluzione dell’elemento identitario in una neutralità integrale. In un sistema
di rigide appartenenze territoriali, il principio di libertà che regola le acque
internazionali offre un’alternativa concreta: l’alto mare costituisce una res
communis omnium, un bene appartenente a tutti.
Perla a piombo nasce dall’esigenza di omaggiare gli strumenti del fare. Antico
dispositivo per la costruzione edilizia, il filo a piombo di Esposito è decorato da
una perla, elemento raro e prezioso per antonomasia, che si inserisce come
punto di raccordo fra la verticalità del filo e la pesantezza del piombo. Con un
gesto puntuale, l’artista trasforma il freddo strumento di calcolo in gioiello
delicato, conservandone però la funzione innescata dall’attrazione
gravitazionale.
Oro Colato
Un’amaca sospesa su cui riposano aghi di pino accoglie al suo interno una
coperta isotermica dorata. Il titolo dell’opera, Oro Colato, ribadisce l’interesse
dell’artista per le espressioni proverbiali, già enunciato dal titolo
dell’esposizione. In questo caso però, la sovrapposizione con il riferimento
visivo è drammatica: la coperta isotermica, generalmente utilizzata per
stabilizzare la temperatura corporea dei migranti salvati dalle acque, diventa il
pretesto per un titolo che suggerisce la speculazione sui diritti umani.
Accompagna l’istallazione una selezione di poesie di Paola d’Agnese, le cui
atmosfere evocano dolorose esperienze di addii, perdite e attese.
Teche
Utilizzate sin dai tempi antichi per conservare al loro interno oggetti preziosi, e
in particolare reliquie nell’uso cristiano, le teche diventano nelle opere di Bruna
Esposito contenitori per la salvaguardia di materiali organici e residuali. Bucce
di cipolla colorate dichiarano la propria leggerezza riposando su fondi
monocromi in teche dal sapore barocco, come nature morte ridotte
all’essenziale. Nella serie In Teca invece, l’artista accosta alle bucce di cipolla
gancetti utilizzati per l’allestimento di cornici, allineati in figure geometriche e
floreali; sono di nuovo gli strumenti del fare a diventare protagonisti dell’opera,
in linea con una tradizione metalinguistica che attraversa gli sviluppi dell’arte di
tutto il secolo XX.
Sassi, seggiole e sonagli
Due vecchie seggiole sbiadite sono disposte attorno a uno sgabello su cui
poggia un ammasso di ciottoli. Avvinghiati agli schienali delle seggiole, cumuli
di sonagli rievocano la tenacità di conchiglie marine afferrate ai manti delle
rocce. L’opera suggerisce un dialogo silenzioso e diviene palco, elemento
scenografico di una piece teatrale di cui non conosciamo i risvolti. Ma è anche
evocazione di un’attesa, del tempo che passa, di un mondo in lenta scomparsa
fatto di scambi e silenzi condivisi.
Vedi Napoli e poi muori
Una stampa del golfo di Napoli è velata da quattro cartine colorate utilizzate
come rivestimenti dei classici amaretti. Al centro di ognuna di esse troneggia
una scatoletta di glitter luminescenti destinati al trucco o alle decorazioni
infantili. Ad offrire una chiave di lettura per l’opera è di nuovo il titolo, una
frase d’uso popolare originariamente attribuita a Johan Wolfgang von Goethe e
volta a celebrare la città mediterranea. Nel lavoro di Esposito l’essenza di
Napoli è suggerita da accostamenti cromatici e da allusioni implicite a sapori e
a melodie, su cui si staglia maestosa la cima del Vesuvio.
“L'infinito di Leopardi, nella Lingua dei segni italiana”.
Fulcro del percorso espositivo è l’Infinito di Giacomo Leopardi, forse il più
celebre componimento poetico nazionale, presente in mostra sotto forma di
video proiezione. Il tema dell’identità e dell’appartenenza si ripropone qui in
un gesto di capovolgimento semiotico: l’enigmaticità della lingua dei segni ci
preclude un significato che pur conosciamo in quanto parte della memoria
collettiva. Lo ricerchiamo nei gesti armoniosi dell’interprete che, nell’enunciare
il testo leopardiano, si fa danza pura.
Venti di rivolta o rivolta dei venti
Sin dagli anni ’80 le preoccupazioni che Bruna Esposito manifesta per le sorti
del pianeta la spingono a immaginare soluzioni per un abitare ecosostenibile. È
a partire dagli anni ’90 che l’aria, elemento vitale a fronte del riscaldamento
climatico, inizia a ricorre nella sua poetica così frequentemente da permetterci
di tracciarne una precisa genealogia, che converge nella serie Altri Venti del
2021. Esposito si rivolge a dispositivi essenziali quali ventagli e ventilatori in
cerca di alternative al proliferare dell’aria condizionata e delle sue devastanti
conseguenze. Nell’istallazione Venti di rivolta o rivolta dei venti, tre ventilatori
danzano a velocità diverse a pochi centimetri dal pavimento, rivoltandosi
contro il compito affidato loro dall’industria. Poco sotto di loro pallottole di
alghe, pazientemente raccolte dall’artista sulla spiaggia, alludono alla saggezza
e all’ingegnosità intrinseche dei processi naturali.
Occhi e scope
L’ultima sala del percorso espositivo è forse quella più enigmatica. È un
ambiente totale, una sorta di panottico invertito costellato da immagini in
primissimo piano di occhi di pesci. Al centro della sala, scope di bambù
affondano i manici in colonnine di marmo pregiato. Privi di palpebre, i pesci
non possono chiudere gli occhi, neanche dopo la morte; è impossibile dunque
sottrarsi all’immobilità perturbante del loro sguardo concavo. Sfumature
delicate e colori vibranti avvolgono le pupille opache che, come buchi neri,
disegnano un paesaggio cosmico di rimandi gravitazionali. Nella ripetizione
dell’immagine si riafferma l’interesse di Esposito per una simbologia che
condensa tradizioni arcaiche nell’immediatezza del segno: allegoria rivestita di
valenze mistiche sin dall’antichità, l’occhio diventa celebrazione del potere
dello sguardo.
Paesaggio mediterraneo trasferisce nel cortile del museo Madre un’ape Piaggio
floreale e musicale, ispirata alla realtà dei venditori ambulanti di piante che in
diverse città italiane occupano gli angoli delle strade. Ultimi baluardi di
un’economia informale, questi veicoli a tre ruote punteggiano lo spazio urbano
come inaspettati monumenti alla bellezza floreale, concentrata in miniatura.
L’artista decide di celebrarne l’esistenza presentandone in mostra un
esemplare accompagnato da un canto a due voci femminili, realizzato con la
collaborazione di Paola d’Agnese. La ricetta degli struffoli e quella della pastiera
napoletana diventano ninne nanne disseminate da istruzioni fitte di ironia. Le
tradizioni culinarie locali, declinate nella sonorità di un canto materno,
accompagnano la vendita di ciclamini. L’istallazione, pensata appositamente
per il Madre, si definisce attraverso una molteplicità di aspetti che
intervengono nel resto delle opere in mostra: la commistione con discipline
altre, la riscoperta delle tradizioni popolari, la materialità essenziale e la
salvaguardia dell’ambiente naturale.
L’opera è un’evoluzione di Paesaggio, presentata al MAXXI nel 2012, in
occasione di ACTING OUT. Artisti italiani in azione.
Biografia
Bruna Esposito nasce a Roma nel 1960, dove vive e lavora. Tra le artiste italiane
più affermate nel panorama internazionale, si distingue sin dai primi anni di
attività per un approccio eterogeneo alla produzione artistica. Istallazione,
performance, video e fotografia si fondono in un vocabolario personale nutrito
da discipline quali la musica, la letteratura e la danza. Dopo gli studi di
architettura a Roma, dal 1980 al 1986 vive a New York dove entra in contatto
con il linguaggio della danza contemporanea. Nel 1987 si trasferisce a Berlino
Ovest; qui si dedica alla progettazione di gabinetti pubblici ecosostenibili,
prima testimonianza di un’antesignana sensibilità ambientale che ne
caratterizzerà la produzione successiva.
Fra le esposizioni internazionali a cui partecipa si annoverano la Quadriennale
di Roma del 1996, del 2008 e del 2021; la Documenta X di Kassel del 1997; la
Biennale di Venezia del 1999 e di nuovo quella del 2005, e la Biennale di
Istanbul del 2003.
Fra i premi vinti si segnalano il Premio Termoli, alla sua 62a edizione svoltasi
nel 2021 presso il MACTE; il Premio Nazionale per la Giovane Arte Italiana,
MAXXI, Roma / Castel Sant’Elmo, Napoli nel 2001; il P.S.1 Italian Program a
New York nel 1999 e il Leone d’Oro alla 48a Esposizione Internazionale d’Arte
La Biennale di Venezia del 1999, con il padiglione collettivo Dapertutto.
Attualmente è docente di tecniche per la scultura all’Accademia di Belle Arti di
Roma, dopo aver esercitato la professione all’Accademia di L’Aquila, Frosinone
e Brera. Bruna Esposito è fra i sei artisti a cui il Museo delle Civiltà di Roma ha
affidato una delle sue nuove Research Fellowship per lo sviluppo di progetti di
ricerca di lungo periodo.
Informazioni utii per la visita
Orari: Lunedì, Mercoledì, Giovedì, Venerdì e Sabato
dalle 10.00 alle 19.30.
Domenica
dalle ore 10.00 alle ore 20.00.
La biglietteria chiude un’ora prima.
Biglietti: intero: € 8, ridotto €
4, ridotto gruppi prenotati € 4.00. Gratuito bambini fino a 6 anni.
Telefono: +39.081.19737254
E-mail: info@madrenapoli.it
Sito web: Madre |