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Mostra Frida Kahlo, Il Caos dentro a Palazzo Fondi, Napoli

La Mostra Frida Kahlo, Il Caos dentro in corso a Castel Nuovo di Napoli: gli artisti e le opere, i periodi e gli orari, le informazioni per la visita.

Mostra Frida Kahlo, Il Caos dentro Napoli
Frida Kahlo, Il Caos dentro - Palazzo Fondi, Via Medina, 24 - Napoli

Mostra in corso dal 11 settembre al 9 gennaio 2022

A Palazzo Fondi arriva la mostra itinerante - dopo aver toccato Roma e prima di Milano - dedicata alla ormai iconica pittrice messicana Frida Kahlo. In mostra si ricostruiscono anche gli spazi in cui l'artista visse insieme al pittore Diego Rivera.

“Vi dico: bisogna ancora portare in sé un caos per poter generare una stella danzante.”

- Friederich Nietzsche


Acquisto biglietti mostra Frida Kahlo, Il Caos dentro - Palazzo Fondi Napoli

Comunicato stampa della Mostra Frida Kahlo, Il Caos dentro

Il caos dentro, un percorso sensoriale altamente tecnologico e spettacolare che immerge il visitatore nella vita della grande artista messicana, esplorandone la dimensione artistica, umana, spirituale.

Prodotta da Navigare con il Comune di Milano, con la collaborazione essenziale e fattiva del Consolato del Messico di Milano, della Camera di Commercio Italiana in Messico, della Fondazione Leo Matiz, del Banco del Messico, della Galleria messicana Oscar Roman, del Detroit Institute of Arts e del Museo Estudio Diego Rivera y Frida Khalo, la mostra è curata da Antonio Arèvaldo, Alejandra Matiz, Milagros Ancheita e Maria Rosso e rappresenta una occasione unica per entrare negli ambienti dove la pittrice visse, per capire, attraverso i suoi scritti e la riproduzione delle sue opere, la sua poetica e il fondamentale rapporto con Diego Rivera, per vivere, attraverso i suoi abiti e i suoi oggetti, la sua quotidianità e gli elementi della cultura popolare tanto cari all’artista.

Frida Khalo rappresenta una figura centrale dell’arte messicana e certamente la più celebre pittrice latinoamericana del XX secolo. Con il marito Diego Rivera, tra i più importanti muralisti del Messico, formano una delle coppie più emblematiche della storia dell’arte mondiale. Nata nel 1907, a sud di Città del Messico, eredita e fa suoi i valori della Rivoluzione messicana, tra cui l’amore per la cultura popolare. “Le canzoni, gli abiti indigeni, gli oggetti d'artigianato e i giocattoli tradizionali, insieme all'influsso religioso della madre e alle nozioni tecniche sulla fotografia acquisite dal padre – afferma Arèvaldo - creano un legame profondo tra la sua produzione artistica – e dunque la sua esistenza – e la storia del Messico”.

Come noto, Frida, da bambina, fu colpita dalla poliomielite, una malattia che l'avrebbe resa per sempre claudicante dalla gamba destra; più tardi, a 18 anni, fu vittima di un incidente: l'autobus sul quale viaggiava si scontrò con un tram, e lei subì diverse fratture alla colonna vertebrale, alle vertebre lombari e all'osso pelvico, oltre a una ferita penetrante all'addome. Fu durante la lunga convalescenza che iniziò a dedicarsi alla pittura. I postumi dell'incidente ne resero l'esistenza piuttosto tormentata. Frida ebbe infatti diversi aborti e dovette affrontare oltre trenta operazioni, tutti eventi infausti che rappresentò nei suoi dipinti, dai quali trapelava inoltre l'immenso dolore interiore provocatole dai continui tradimenti di Diego Rivera.

“L'opera di Frida - prosegue Arèvaldo - affonda le proprie radici nella tradizione popolare, ma anche nelle sue esperienze di vita e nelle sofferenze patite, che riesce a esprimere con straordinario talento: il caos interiore e il travaglio esistenziale sono espressi attraverso una produzione artistica eccezionale, capace di trascendere ogni epoca e frontiera”.

La mostra, dopo una spettacolare sezione multimediale con immagini animate e una avvincente cronistoria raccontata attraverso le date che hanno maggiormente segnato le vicende personali e artistiche della pittrice, con sue frasi e citazioni alternate a fotografie celebri, entra nel vivo con la riproduzione minuziosa dei tre ambienti più vissuti da Frida a Casa Azul, la celebre magione messicana costruita in stile francese da Guillermo Kahlo nel 1904 e meta di turisti e appassionati da tutto il mondo: la camera da letto, lo studio realizzato nel 1946 al secondo piano e il giardino. Qui è ricostruita l’intera stanza con il grande letto a baldacchino con lo specchio che utilizzava per potersi ritrarre anche quando costretta a letto dalla malattia e dove morì il 13 luglio del 1954; la camera è arredata con oggetti tipici della cultura messicana, tra cui sculture di pietra e pupazzi di cartapesta, con quadri e fotografie, libri, mobili e le stampelle personali. Lo studio riproduce lo scrittoio e la scrivania con tutte le boccette dei colori ed i pennelli, il diario di Frida, la sedia rossa impagliata, la sedia a rotelle e il grande cavalletto. Nel giardino ci si immerge nell’area lussureggiante di vegetazione che Frida curava e nel quale abitavano vari animali come scimmie e pappagalli.

Segue la sezione I colori dell’anima, curata da Alejandra Matiz, direttrice della Fondazione Leo Matiz di Bogotà, con i magnifici ritratti fotografici di Frida realizzati dal celebre fotografo colombiano Leonet Matiz Espinoza (1917-1988). Quella di Matiz, che con la sua inseparabile Rolleiflex, ha creato immagine iconiche delle personalità culturali dell’epoca, è una prospettiva esclusiva e ravvicinata, atta a cogliere con spontaneità le sfumature espressive dell’amica Frida. Colta in questi ritratti fotografici, Frida è ormai più che trentenne. Il fotoreporter la immortala in un momento della sua vita in cui ha maturato piena fiducia in sé stessa. Sono gli anni in cui la Kahlo non solo ha raggiunto la fama quale pittrice, ma come donna è riuscita ad ottenere la piena indipendenza, sia dal punto di vista economico che da quello sentimentale dal marito Diego Rivera. Leo Matiz, considerato uno dei più grandi fotografi del Novecento, immortala Frida in spazi di quotidianità: il quartiere, la casa ed il giardino, lo studio. Lo sguardo di Frida, fieramente puntato verso l’obbiettivo, agisce da autentico campo magnetico all’interno dell’inquadratura. “La Kahlo – ci spiega Alejandra Matiz - era consapevole del valore artistico dell’operato di Leo Matiz e lui, a sua volta, nelle istantanee non mirava ad esaltare la Frida pittrice, bensì il suo lato intensamente femminile. Matiz la considerava una donna molto interessante, ne riconosceva l’intelligenza e una forza fuori dal comune, e questi tratti straordinari sono quelli che con maggiore enfasi sono stati evidenziati dalle inquadrature e dalla luce catturata dal fotografo. Frida possedeva ed indossava abiti particolari, si ornava con accessori estrosi e ricercatissimi. In maniera eccentrica amava inoltre acconciarsi i capelli con fiori o nastri, in fogge sempre diverse. Questi particolari dello stile di Frida sono stati esaltati nelle sedute di posa fotografica che la pittrice concedeva all’amico Leo, quindi eternati nei suoi scatti e resi ormai iconici”.

Al piano superiore la mostra prosegue con una sezione dedicata a Diego Rivera.
Rivera aveva 36 anni e Frida solo 15, quando si incontrarono per la prima volta, mentre lui lavorava nell’anfiteatro Bolivar. Di quel primo incontro con Frida, Diego ricorda: “…aveva una dignità e una sicurezza di sé del tutto inusuali e negli occhi le brillava uno strano fuoco”. Solo alcuni anni più tardi ed in seguito al secondo divorzio di Diego con Guadalupe Marín, “l’elefante e la colomba” si unirono in matrimonio (1929). La loro storia d’amore era ben lungi dall’essere perfetta; a volte era tossica, alimentata da gelosie, tradimenti, ma sempre salvata da una grande passione. Nel 1939, a causa del tradimento di Diego con la sorella di Frida, Cristina, ma anche con l’attrice Paulette Godard, arrivò il divorzio. Dopo appena un anno di separazione i due artisti si sposeranno una seconda volta stabilendo, però, di vivere una relazione aperta.

Qui troviamo proiettate le lettere più evocative che Frida scrisse al marito, accompagnate dal sonoro in lingua originale di forte impatto emozionale. Una macchina da scrivere del tempo mostra una lettera che Rivera scrisse all’amante Maria Felix; un’altra lettera è impreziosita dai disegni dei rospi di Rivera e sono esposte altre lettere e cartoline che Frida inviò, per esempio, al Dr. Eloesser, suo amante e medico di fiducia.

Il curatore Arèvaldo ha voluto poi dedicare una stanza alla cultura e all’arte popolare in Messico, che tanta influenza ebbero sulla vita di Frida, trattate su grandi pannelli grafici dove se ne raccontano le origini, le rivoluzioni, l’iconografia, gli elementi dell’artigianato: gioielli, ceramiche, giocattoli. Spazio anche alla musica con alcune tra le più celebri canzoni tradizionali, che si potranno anche ascoltare. Esposti alcuni esempi mirabili di collane, orecchini, anelli e ornamenti propri della tradizione che hanno impreziosito l’abbigliamento di Frida.

Frida è stata una grande donna ed una straordinaria artista, ma è innegabile che sia riuscita anche ad imporsi quale icona di stile. In questa sezione trovano posto alcuni degli abiti della tradizione messicana che hanno ispirato ed influenzato i modelli usati dalla Kahlo. Gonne ampie e coloratissime, scialli e camiciole, copricapo e collane, ogni capo esposto è un esclusivo richiamo alla tradizione messicana. Milagros Ancheita, esperta del costume messicano, stilista del marchio Enamoramex e anch’essa curatrice della mostra, afferma: “in questa sala si scoprono tutti i dettagli e i riferimenti storici dei capi d’abbigliamento indossati da Frida che utilizzò abiti tipici di diverse regioni del Messico, come simbolo di vicinanza ed empatia col popolo. Era particolarmente legata all’abito tehuana di Oaxaca, lo stato di cui era originaria la madre. Inoltre, quella tehuana era l’unica cultura matriarcale del Messico, in cui le donne sfoggiavano con orgoglio il loro essere lavoratrici ed autosufficienti. Nella tradizione artistica tehuana la quantità di sfumature di colore dei petali di un fiore ricamato sono indice di un elevato status sociale”. E ancora: “Nel campo della moda, Frida è stata fonte di ispirazione per stilisti e case di moda internazionali, quali Gaultier, Dior, Vuitton, Givenchy, Kenzo, Ferragamo, Cavalli, Moschino, Missoni, Dolce & Gabbana, Valentino, Vans, Nike e Zara. Forse è per questo che nel 2012, a quasi 60 anni dalla sua morte, Vogue Messico ha deciso di dedicarle una copertina”.

Il focus sulla tradizione messicana procede con la sezione dedicata ad alcuni dei più conosciuti murales realizzati da Diego Rivera in varie parti del mondo. L’arte murale divenne, nella prima metà del Novecento, un modo per insegnare alla popolazione, largamente analfabeta, la storia del Messico e l’esaltazione degli ideali politici. Attraverso le grandi decorazioni murali si cercava di creare un'arte nazionale in grado di esaltare il passato indigeno. I tre grandi muralisti furono David Alfaro Siqueiros, Diego Rivera e José Clemente Orozco, che dipingevano sovvenzionati dal Dipartimento della Pubblica Istruzione. Rivera dipinge nei suoi murales gli eventi politici del suo tempo: l’avvento del capitalismo e della tecnologia, persone dei ceti inferiori e l’avvento del comunismo come speranza di un avvenire migliore. Rivera sottolinea sempre il valore sociale dei soggetti raffigurati nei suoi grandi murales, restituiti con uno stile molto semplificato e dai colori vivaci.

Presentati nella loro interezza e in alcuni dei dettagli più significativi, si alternano sulle pareti le proiezioni dei ventisette pannelli murali che compongono il Detroit Industry Murals (Detroit, 1932), vasta rappresentazione dell’impero di Ford ma anche delle convinzioni marxiste di Rivera, il Pan American Unity Mural (San Francisco, 1940) e Sueño de una tarde dominical en la Alameda Central (Città del Messico).

In un ambiente attiguo si possono ammirare sette busti in gesso che altrettanti artisti contemporanei hanno voluto rielaborare, ispirandosi ai corsetti che Frida dovette utilizzare nel corso della sua vita e che dipingeva. Ne troviamo uno che riproduce il celebre busto con il motivo della falce e martello ed il bambino in grembo, o altri nati dalla creatività degli artisti, per esempio quello in cui i volti di Frida e Diego diventano due teste di moro, comparando i loro intrecci amorosi con quelli raccontati dal mito.

“Dal momento che i miei soggetti sono stati sempre le mie sensazioni, i miei stati mentali e le reazioni profonde che la vita è andata producendo in me, ho di frequente oggettivato tutto questo in immagini di me stessa, che erano la cosa più sincera che io potessi fare per esprimere ciò che sentivo dentro e fuori di me”. Con queste parole Frida spiegava perché nella sua intensa attività artistica, abbia prediletto gli autoritratti. In modo sofisticato, questi riuscivano ad esprimere la sua vita interiore ed il suo modo originale di vedere il mondo.

Nella sezione FRIDA E IL SUO DOPPIO sono esposte le riproduzioni in formato modlight di quindici tra i più conosciuti autoritratti che Frida realizzò nel corso della sua carriera artistica, tra cui Autoritratto con collana (1933), Autoritratto con treccia (1941), Autoritratto con scimmie (1945), La colonna spezzata (1944), Il cervo ferito (1946), Diego ed io (1949). Il modlight è una particolare forma di retroilluminazione omogenea, in cui ogni dipinto, precedentemente digitalizzato, viene riprodotto su uno speciale film mantenendo inalterate le dimensioni originali. Attraverso questo metodo, si possono apprezzare tutte le caratteristiche principali delle tele dipinte da Frida nell’arco della sua esistenza. A completare la sezione, uno dei capolavori di Frida- Autoritratto con Bonito (1941) - interamente animato.

Con uno sguardo diretto, penetrante, a volte sensibile ed ironico, Frida è la prima donna ispanica la cui immagine è stata ritratta su un francobollo degli Stati Uniti d’America. L’emissione, il 21 giugno 2001, è stata un omaggio ad una delle artiste più importanti del Novecento, celebrata per l’universalità della sua arte. A conferma della grande fama globale di cui la pittrice messicana gode, la mostra prosegue con una straordinaria collezione di prodotti filatelici. Per la sua varietà la raccolta è davvero unica ed annovera le più importanti emissioni che diversi stati – oltre al Messico, Niger, Togo, Sierra Leone, Ciad, Mozambico, Serbia, Maldive, Repubblica Centrafricana - hanno tributato in omaggio alla Kahlo in concomitanza di alcune ricorrenze.

Un momento di decantazione e riposo di grande emozione si assapora poi nella sala proiezioni dove si può vedere uno speciale documentario sulla vita di Frida: “Artists in Love: Frida Kahlo & Diego Rivera”.

Al termine della visione uno spazio riservato ospita Piden Aeroplanos y les dan Alas de Petate – Chiedono aeroplani e gli danno ali di paglia opera originale di Frida del 1938. Qui l’artista combina la memoria di una delusione infantile con il ricordo della ridotta libertà di movimento, che condizionò la sua vita fin dalla tenera età. Così la descrive: «Un giorno, da bambina, desiderai un piccolo modello d’aeroplano. Mi ritrovai con un costume d’angelo, non so per quale sorta d’incantesimo (fu sicuramente un'idea di mia madre…risulta, infatti, più cattolico trasformare un aeroplano in un angelo). Indossai l’ampia veste bianca, probabilmente cucita alla meno peggio dalla mamma e piena di stelline d'oro. Sul retro, grandi ali di paglia intrecciata, simile a quella con cui in Messico e in tutti i Paesi poveri venivano fabbricati tanti giocattoli e oggetti utili. Che felicità! Finalmente avrei potuto volare!”. Il dipinto è ripreso dall’originale “Niña con Aeroplano”, olio su supporto metallico, andato perduto. Ne rimane una fotografia in bianco e nero di Lola Álvarez Bravo. Affascinata dal mondo dei bambini e dai giocattoli, Frida ammirava bambole, burattini di legno e animali in ceramica. L'attrazione per questi oggetti minuti l’ha forse aiutata a comprendere il monumentale potere visivo da sviluppare in opere di piccole dimensioni.

In questo spazio sono inoltre esposte sei litografie acquerellate originali di Diego Rivera, provenienti da collezioni private, che rappresentano scene di vita quotidiana.

Lo spazio finale è riservato alla parte ludica e divertente dell’esposizione: la sala multimediale 10D conclude infatti il percorso espositivo. Con la sua combinazione di video ad altissima risoluzione, suoni ed effetti speciali, è una esperienza sensoriale di realtà aumentata molto emozionante, adatta a grandi e piccoli. Rappresenta un momento unico di “immersione” visiva in movimento dentro il mondo artistico e umano di Frida Kahlo. Ogni immagine tridimensionale è connessa ad un effetto speciale. Il movimento della piattaforma, su cui sono poste delle comode poltrone, perfettamente sincronizzato con la visione, dà la sensazione di muoversi in prima persona, enfatizzando ogni spostamento ed in tutte le direzioni.

Altro punto di forza dell’esposizione è un laboratorio dedicato ai bambini e alle visite scolastiche appositamente concepito per avvicinare gli studenti alle opere d'arte di questa straordinaria pittrice.

Tornando al pianterreno, si accede all’area bookshop, allestita in pieno stile messicano, dove si trovano articoli esclusivi dedicati a Frida Kahlo provenienti da tutto il mondo: borse, magliette, calamite, scarpe, matite, libri, gioielli, portapenne, cerchietti e molto altro.

“La mostra – conclude la quarta curatrice Maria Rosso – è adatta a coloro che non conoscono ancora a fondo le varie sfaccettature di questa esuberante artista e decidono di approcciarsi ad essa con sincera curiosità. Le visioni da lei dipinte non sono “situazioni impossibili” ma stati fisici e mentali che la tengono in ostaggio, le creano costrizioni da cui cerca una via di fuga, trovandola unicamente nella libertà del fare artistico. André Breton definì l’arte della Kahlo come “un nastro intorno ad una bomba”. Lo stile di Frida virerà infatti verso una complessità psicologica e una ricercatezza tecnica sempre crescenti”.

Orari: da lunedì a venerdi dalle 9.30 alle 20.30. Sabato e domenica e festivi dalle 9.30 alle 21.00 (ultimo ingresso un’ora prima della chiusura).
Biglietti: intero weekend e festivi € 14; intero feriali € 12; ridotto speciale (over 65, universitari, convenzioni, ragazzi fino a 14 anni) € 10. Biglietto Open € 16. Scuole €. 5.
Sito web: Palazzo Fondi

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